~Diario di Corte ~ Il Regno di Alexandra Borgia

Francesco Carofiglio e "Una Specie di Felicita'", 24/02/2017

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CAT_IMG Posted on 1/3/2017, 11:43

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Francesco Carofiglio presenta "Una Specie di felicità" al Don Chisciotte Caffè Letterario

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- La Felicità. La bellezza del Mondo.
- Ci si deve rassegnare alla loro fatalità oppure lottare per una piena conquista?

- La Scelta.
- Sul campo della vita possiamo decidere il nostro ruolo.
- Essere registi dell'azione. Attaccanti. Difensori.
- O semplici mediani.

- Carofiglio dialoga con il pubblico.
- E ci si arricchisce vicendevolmente.

Dopo il tour promozionale che ha portato Francesco Carofiglio in visita al "IISS Bellisario-Sforza" di Palagiano e all'Istituto "A.Volta" di Taranto, noi del Don Chisciotte Caffè Letterario​ abbiamo avuto l'onore di organizzare un evento extra per la presentazione della sua ultima fatica letteraria "Una Specie di Felicità" (Piemme, 2016).

Architetto, attore, sceneggiatore, regista, illustratore, vincitore di innumerevoli premi, tra i quali lo Stresa, nel 2010, per il romanzo "Ritorno nella Valle degli Angeli", Carofiglio si conferma un artista inquieto, sempre pronto a mettersi in gioco.
Egli è uno scopritore di sguardi poiché - dice - molte delle risposte che vanamente ci poniamo durante il corso dell'esistenza trovano facile soluzione nel modo in cui si osservano gli altri.
La sagoma maschile che domina la cover del libro, tra il blu malinconico dei pensieri e l'azzurro acquoso dell'orizzonte, non ha un'identità - forse è il protagonista, forse un semplice spettatore della vita - ma Carofiglio ne ha lodato la scelta. Con le spalle girate, le mani in tasca, scarpe da ginnastica ai piedi, quest'uomo rappresenta colui che non ha fretta ma attende semplicemente un lasciapassare, teso verso quel cielo ampio che, in maniera suggestiva, somiglia ad una grande pagina di vita ancora da scrivere.

"In che rapporti sei con Dio? L'hai mai cercato nei momenti in cui sei ad un bivio e vorresti prendertela con il mondo intero? "

Carofiglio si definisce un agnostico, un non credente, ma ha profondo rispetto per i luoghi di culto, nei quali si reca per sentire sulla pelle e nell'anima l'energia di coloro che, credendo, finiscono con l'instaurare una sorta di passaggio fra il mondo terreno e quello superiore. Si abbandona alla sacralità di una Storia prolifica, che nei secoli ci ha consegnato martiri e santi, ha sgranato preghiere, modellato culti, aperto il cuore della gente alla riflessione, cercando conferme su un legame superiore che sfugge alla sua razionalità.

- Non è fede, la mia. Io mi pongo domande. Sono preda della mia confusione. Tuttavia, qualcosa di più grande c'è. Io lo so. Lo sento. Non saprei in che modo descriverlo. E in silenzio..mi lascio guidare.

Ha occhi profondi, Carofiglio.
Si spostano di continuo, tra le anime del pubblico, sulle mura della saletta, sulle due statue in miniatura del Don Chisciotte e Sancho Panza sistemate alle due estremità del tavolo. Quella del cavaliere della Mancha, l'ha girata verso di sé, in veste di simbolico spettatore, e troneggia con la sua lancia in ferro battuto, accanto alla copia del libro che egli sfoglia tra i post-it gialli, cercando il brano che, a sorpresa, avrebbe interpretato per il reading.
Trovare la felicità, il completamento, la perfezione, significa mollare il resto, guarire dal proprio narcisismo e smettere di aspirare alle altezze invalicabili al fine di soddisfare una vanità priva di corpo.
Con sincerità Francesco Carofiglio risponde di essere un po' narcisista, alla maniera degli artisti, e di non aver ancora trovato la misura della propria umanità. In quanto creatura in fermento, ha dei punti fermi, progetta, amplia le idee, e al contempo, vorrebbe non averne per auto-inventarsi di continuo.

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Riguardo agli incontri culturali nelle scuole, non pretende che i suoi libri abbiano una funzione didattica. A lui basta che vengano letti. Che i giovani usino la tecnologia ed il progresso con moderazione, preferendo un contatto verbale alla schiavizzazzione volontaria dei social e delle chattate online. Consiglia al pubblico quelle che sono le sue letture preferite: Truman Capote in testa, con "Altre voci, altre stanze" - citato nel libro assieme a "Colazione da Tiffany" - che continua a rileggere negli anni, affascinato dalla padronanza del linguaggio e dall'accuratezza nei dettagli che il drammaturgo americano possedeva già a diciannove anni.

- Cos'è la Felicità? Cos'è la bellezza? Dobbiamo consegnarci ad entrambi oppure rassegnarci?

Carofiglio è di poche parole. La Felicità è un tema caro, tuttavia non può insegnaci cosa sia. E non può' descriverci la bellezza famelica del mondo senza cadere in una facile dottrina. Non esistono regole per questo, non esistono scorciatoie, neppure percorsi da inventare. Bisognerebbe offrirsi come bambini alla vita e viversi, evitando di classificare oggetti e persone, di affezionarsi ai vecchi dolori, di scarrozzarci dietro paturnie e fantasmi spesso inesistenti, di scaricare le responsabilità dei nostri atti al corso naturale degli eventi, invece di assumerci le nostre responsabilità.

"Una specie di Felicità" è un romanzo vivo, un romanzo intimista, nel senso più improprio del termine. Giulio D'Aprile è un psicoterapeuta di 40 anni, succube di una vita qualitativamente bassa e di una solitudine mordente. Ha un matrimonio fallito alle spalle, un dialogo stentato con i figli, Simone e Roberta, un lavoro che svolge con apatia, una donna giovane, disinibita, che fa la sua prima comparsa a notte fonda, in un bar e che di giorno scompare, soppiantata dal lavoro, dai pensieri del protagonista.
Un fantasma della notte, tratteggiata secondo i canoni di una penna che sa incantare e scatenare controversie nei propri lettori.
Alla mestizia di Giulio, si contrappone spavaldamente Dario Moretti, psichiatra, suo maestro e mentore, che a 73 anni ha chiuso con la professione ed ha preferito chiudersi nell'istituto di cura dove l'ex allievo lavora per espiare la sua colpa. Carofiglio ce lo descrive come un uomo straordinariamente colto, i suoi abiti di grisaglia stirati alla perfezione, i successi in tasca, dotato di lucidità e senso pratico, nonostante la memoria gli giochi brutti scherzi.
Nel libro, Giulio e l'anziano professore rappresentano l'incontro-scontro fra due generazione diverse. Un duello all'ultimo sangue che, durante la sua evoluzione, ha più volte destabilizzato l'autore. Dario Moretti ha una personalità forte, imperativa. Perdendo il controllo su di essa, Giulio ne sarebbe stato travolto e questo non rientrava negli intenti di Carofiglio.
Nel romanzo - come nel "Padre Sergij" di Tolstòj - l'esperienza diviene contagio, non ammorbamento.
Il primo apprende dal secondo.
Il secondo si avvia alla guarigione grazie al primo.
Anche i dialoghi, mai banali, svolgono una funzione terapeutica, tanto quanto i luoghi ed i colori che egli sceglie per descrivere gli stati d'animo dei personaggi: Il mare, le strade zuppe di pioggia, le stanze d'albergo, un'isola baciata dal sole. L'autore usa le sue armi stilistiche per consegnarci una realtà limpidamente spietata, con le sue metropoli gremite di uomini, di donne , di adolescenti in crisi, di sogni e scelte interrotte, di sguardi vacui che non osano sfidare ciò che sta dall'altra parte del cornicione.

"Da piccolo voleva essere qualcosa che non ricordava più. Voleva vivere come quelli più grandi. Come tutti i bambini. Avere delle cose da fare e dei posti dove tornare. Un lavoro quadrato e rotondo dove divertirsi. E una casa con due cani, un giardini, una bicicletta da mandare in giro le sere d'estate. Per scorrazzare nella luce di mezzo con il vento che accarezzava le ginocchia scoperte. "
(Tratto dal libro "Una specie di felicità")

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'Una specie di Felicità' è fondamentalmente un libro onesto, scritto con altrettanta onestà, ben distante dalle parabole teologiche dei maestri spirituali. In un giorno che nasce, in un amore che ritorna, in un dialogo costruito, nel pendolare andirivieni delle onde...
La felicità è qualcosa che arriva nell'immediato, senza intercessioni spettacolari, e ci chiede soltanto l'audacia di afferrarla prima che il tempo ne spenga il fulgore.

"Nuovi progetti all'orizzonte?"

- Uscirà quest'anno il un nuovo romanzo. - rivela l'autore - Altri sono in preparazione per gli anni successivi perché sto scrivendo molto. Poi ci sono ulteriori progetti che riguardano quelle attività che mi ostino nevroticamente a portare avanti.Il teatro e le arti figurative. Sono contento e grato di questo.

Le luci si abbassano.
La serata volge al termine. Il pubblico abbandona le sedie e si avvicina al tavolo per acquistare la propria copia e farsela autografare.
Ad ognuno, dedica un disegno.
Che sia un gomitolo di lana col filo che si srotola, una matita che tratteggia percorsi ideali, un gatto dagli occhi affilati, un cuoco di professione, un imprenditore in salita, le illustrazioni partono dal basso e si completano nella figura di un omino proiettato in alto, con l'augurio di ritrovarci domani Padroni di una felicità concreta, di un sogno realizzato.

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* L'evento è stato organizzato da Promopress Srl​, l'Organizzazione Editoriale di Luigi Traetta e del Don Chisciotte Caffè Letterario, con il supporter sociale e culturale del laboratorio MoviMenti aps​.
Hanno dialogato con l'autore: Nunzio Tria​ (scrittore, musicista e giornalista ) e Marilena Frigiola (scrittrice e libraia).
Relazione ufficiale sul mensile Il Colle : Marilena Frigiola​


Edited by Alexandra Borgia - 2/3/2017, 12:20
 
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CAT_IMG Posted on 2/3/2017, 13:50

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Di Francesco Carofiglio non ho mai letto niente, conosco lo stile di suo fratello che mi piaceva molto, credo che se stasera il negozio sarà tranquilla andrò nella libreria che ho vicino e mi prenderò una copia
 
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CAT_IMG Posted on 3/3/2017, 10:12

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Te lo consiglio vivamente. La cosa strana è che sul momento ti ritrovi dinanzi un protagonista fuori dai cliché. Non è un eroe della vita, piuttosto il contrario. Lui la vita se la lascia alle spalle, non la vive, è un sottomesso, un fallito. Non sa quello che vuole, un "mediano" del non so che mentre il professore è saggio, lo schiaccia con la sua esperienza, mette a nudo tutti i suoi punti deboli ma Giulio, a ben guardare, è proprio il ritratto più fedele della maggior parte di noi, quelli che consigliano terapie d'urto agli altri e che su sé stessi non sanno operare con altrettanta positività. Sono ampie e bellissime le descrizioni emotive e dei luoghi...il modo in cui sa far muovere i personaggi sulla scena.
Non è un libro leggero, non è un mattone, è un libro che fa riflettere: amaro, delicato, elegante, aperto.
Lo trovi anche su Facebook, magari puoi scrivergli, dopo aver letto il suo libro. ^^
 
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CAT_IMG Posted on 16/4/2017, 11:31

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Preso ci ho messo un po' ad averlo ma l'ho preso appena finisco i tre libri aperti mi lancio nella lettura.
 
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CAT_IMG Posted on 4/7/2017, 17:07

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Nemmeno io ho mai letto nulla di quest'autore, magari lo farò. Complimenti per questo resoconto dettagliato e profondo.
 
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