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| Snatch Magazine - Ritratto di Robert Pattinson-Cronaca di un’icona in trasformazione
Per molto tempo Robert Pattinson non è stato altro che un personaggio di Twilight: Un attore di film sentimentali un po’ kitch, sex symbol di tutte le adolescenti del mondo e favorito dei giornalisti, che si divertivano dei suoi amori complicati con Kristen Stewart. E poi, ha avuto il suo incontro con David Cronenberg nel 2012 in Cosmopolis, che ha inaugurato un nuovo orientamento indie nella sua carriera e ha cambiato la sua immagine.Dal sobborgo di Barnes, dove è nato, alla sua nuova vita Hollywoodiana, il ritratto di un attore dal sangue puro, vittima di un lunghissimo equivoco. Da secoli niente veniva a turbare la calma del comune di Montepulciano, situato nel cuore della Toscana,nella provincia di Siena. I suoi abitanti vivevano al ritmo delle stagioni agricole e il quotidiano sembrava irrigidito all'epoca del Rinascimento, di cui si trovano vestigia architettoniche un po' ovunque. Il tempo passava molto tranquillamente, sordo al mormorìo della modernità, fino a quel mese di maggio del 2009 quando Montepulciano stava per conoscere un breve, ma intenso momento di gloria. per qualche giorno il sindaco aveva accettato di accogliere le riprese di un blockbuster americano, non importa quale, The Twilight Saga: New Moon, il seguito del franchise di successo, il film più atteso dalle adolescenti del pianeta. Era stato previsto tutto perché non accadessero incidenti: un set era stato istallato sulla Piazza Grande che domina la città, 1500 comparse italiane partecipavano alla scena e un cordone di guardie del corpo doveva circondare gli attori, la cui star maschile era Robert Pattinson.
Ma niente è andato secondo le previsioni.
"È diventato stranissimo, del tutto anomalo" ricorda oggi Chris Weitz, il regista tuttavia provetto, del film. "La città è stata invasa da macchine cariche di fan che arrivavano dal mondo intero. Si era esagerato e bisognava mantenere la situazione sotto controllo e proteggere Robert, perché le ragazze impazzivano quando lo vedevano".
Nella ressa generale che ritardò l'inizio delle riprese, il regista si ricorda di un episodio in particolare: "Tra le fan c’era una ragazza disabile sulla sedia a rotelle, e la folla chiedeva a gran voce che Robert le parlasse. Sembrava il Medio Evo. Alla fine ci è andato a scambiare due parole. Francamente ho pensato che si alzasse e cominciasse a camminare. Invece no".
Al di là della battuta, Chris Weitz riassume perfettamente come sono stati gli ultimi anni della vita di Robert Pattinson: un'immensa follia. Dal 2008 al 2012, il tempo che è durata la franchise di Twilight, i cinque film adattati dei romanzi della scrittrice Stephanie Meyer porteranno più di 3 miliardi di dollari totali. Robert Pattinson diventa una delle più grandi icone pop di questo inizio secolo. Grazie al suo ruolo di vampiro romantico, si è imposto come sex symbol di un'intera generazione di adolescenti e ha provocato un’ondata d’isteria paragonabile a quella per Di Caprio all'epoca di Titanic, nel bene e nel male. Il meglio: diventa multimilionario a soli 21 anni e ha saputo sfruttare la sua popolarità per consacrarsi a progetti più prestigiosi, attuando, a partire da Cosmopolis di David Cronenberg nel 2012, una svolta indipendente che ne ha fatto uno degli attori più appassionante del momento.
Il peggio: ha sacrificato una buona parte della sua giovinezza e deve vivere ormai sotto un'alta protezione con il peso del fenomeno Twilight.
"Non aveva previsto una tale dismisura", dice il suo amico, l’attore e regista Brady Corbet "Ora il suo quotidiano si riassume a un gioco di 'nascondino' continuo: deve proteggersi dai fan e dai paparazzi, deve pensare alla sua sicurezza ad ogni uscita".
"Anche quando vai al ristorante con lui, devi passare da una porta secondaria",- testimonia David Cronenberg, che ha offerto all'attore un nuovo ruolo nel suo ultimo film, Maps to the Stars. - "Non può più vivere come un normale essere umano, non ha più libertà. Adora Toronto, la mia città, perché la gente non lo infastidisce. Può andare in un bar senza guardie del corpo. A Los Angeles o altrove, non è possibile."
Birra, amici ed una Chitarra: In questo ambiente surreale, dove ogni suo spostamento è organizzato prima di tutto da una batteria di assistenti e dove i minimi fatti e gesti sono analizzati al microscopio dalla stampa, la logica avrebbe voluto che Robert Pattinson sclerasse, aggiungendosi alla lunga lista di icone pop sacrificate sull’altare della fama. Ma se se si credea chi gli è stato vicino, sembrerebbe che lui si sia scelto un altro destino. Tutto disegna il ritratto di un attore 'naturale', 'sano', 'equilibrato,' 'con i piedi per terra'. Robert Pattinson, ci dicono, è la storia di un ragazzo ordinario che a propulsione è diventato superstar dal giorno alla notte, un ragazzo normale che si è ritrovato malgrado lui stesso stampato sui muri delle adolescenti del mondo intero. ” sareste molto sorpresi di vederlo dietro lo schermo dei cinema: è rimasto cool e autentico, del genere che si può portare nei bar e a suonare della musica tra amici, osserva ancora Brady Corbet, che frequenta l’attore da quando si è installato a Los Angles e fa parte della sua banda ravvicinata (che comprende anche l’attore Tom Sturridge) Il regista di Remember Me, Allen Coulter, che ha incontrato Robert Pattinson un pò dopo l’uscita di Twilight, condivide questa visione di un ragazzo distaccato dalla follia mediatica: “era superato dalla sua popolarità, era imbarazzato, intontito, E’ divenuto rapidamente celebre e per un giovane non è facile. Ma è un sensibile, e fa il meglio che può, contrariamente a certe altre stars che hanno del successo e che fanno qualsiasi cosa”. Tutti quelli che hanno potuto lavorare con lui sono d’accordo nel dire che Robert Pattinson è riuscito a mantenere il sangue freddo (la testa fredda) nell’affrontare il fenomeno Twilight. Sul palcoscenico delle produzioni mainstream, o nei piccoli film indie, l’attore è reputato essere uno che non è uno “perso”, non conosce crisi d'ego o capricci. Nascita di una babystar 'bizarra'.
Per comprendere questa capacità di resistenza di fronte alle sirene hollywoodiane, forse bisogna ricodare qui un piccolo dettaglio: Robert Pattinson è britannico. Non è nato a Los Angeles, nel culto dello star system, ma a Barnes, un sobborgo residenziale del sud di Londra. Qui la vita è calma, bucolica, per non dire noiosa: il posto è costituito di piccoli padiglioni, di pub e scuole pubbliche che accolgono una maggioranza di allievi bianchi che vengono da un ambiente privilegiato.
"Gli unici stranieri qui sono gli svedesi" - ci dice un ragazzo del quartiere, che ci indica il percorso preciso per raggiungere il domicilio dei Pattinson. -"Riconoscerai la casa dalla sua grande facciata, i suoi genitori sono molto abbienti".
Ed è là in questo ambiente piuttosto borghese che Robert Pattinson è stato cresciuto da un padre concessionario di macchione e una madre impiegata in un’agenzia di pubblicità. Ha vissuto un’infanzia ordinaria, segnata molto presto dall’apprendimento della musica (sua sorella Elizabeth, firmerà un contratto a 16 anni per cantare in un gruppo) e la sua carriera scolastica alla molto altolocata Harrodian School dove inconterà il suo amico Tom Sturridge. Al teatro, ci arriverà per una sola e unica ragione: nel suo buco deprimente, era il migliore modo per incontrare delle ragazze. A qualche kilometro dalla casa “bunkerizzata” dei Pattinson, si trova giustamente il Barnes Theatre Club, la piccola compagnia in cui debutta, e dove si ricordano ancora di del giovane Robert, quando recitava i suoi primi ruoli: una quindicina di ragazzini passati per il teatro sono divenuti professionisti, ma nessuno ha avuto la stessa carriera che ha avuto lui, racconta Darrol Blake, un vecchio regista della BBC, che segue gli aspiranti attori. Robert, lui, era bravo in tutti i ruoli. E aveva una caratteristica a suo vantaggio impareggiabile rispetto ai suoi concorrenti: un fisico particolare, sexy e androgino che gli aveva permesso di firmare i suoi primi contratti da indossatore a 12 anni ed di essere seguito da un agente, Shephanie Ritz, alla quale dovrà la sua carrirera fulminante. E’ lei che gli ha procurato i sui primi ruoli, in particolare per un telefilm germanico-inglese L'anello dei Nibelunghi. Carol Dudley era la direttrice del casting. Lei ricorda il giorno in cui Robert Pattinson ha attraversato la sua porta. “era allora un perfetto sconosciuto. Era buffo, non aveva l’abitudine a quel tipo di esercizio, dice lei, a quell’età lì i ragazzi che vengono ad una audizione hanno già un’esperienza. Si può dire che che ha passato la sua prima audizione prima di aver raggiunto una maturità. Lui era timido, sentivi che non lo percepiva come il suo elemento, ma aveva la testa sulle spalle ed era soprattutto ben circondato. Un anno più tardi, nel 2005, ottiene un piccolo ruolo in Harry Potter e il calice di fuoco, la sua prima partecipazione ad una grossa produzione. Tutto si concatena e il suo nome comincia a circolare a Londra, mentre si impegna per molti castings per fare film o spettacoli teatrali.
"Sapeva ormai che voleva consacrarsi completamente al cinema" - racconta Robin Sheppard, regista del telefilm BBC (!) The Bad Mother’s Motherbook, che conserva un ricordo impressionato dell’attore- "Robert aveva appena vent'anni ma appariva più maturo, aveva una capacità di analisi e una saggezza rara per la sua età. Si rifiutava di essere troppo esposto nei media. Era un segno. Diventare un attore non era necessariamente sinonimo di celebrità per lui".
Sulle riprese, si notava anche per la sua capacità di lavoro. "Era un giovane uomo in fieri, che stava per sbocciare" -osserva Campbell Micthell, il direttore artistico di uno dei suoi primi telefilm, The Haunted Airman.
"All'interno di una scena banale, doveva utilizzare un vecchio rasoio, ma non si era mai servito prima di un tale oggetto. Ebbene, ha ripetuto i gesti come un forzennato per essere certo di avere acquisito il gesto giusto. Ci metteva molta intensità. Quando doveva bagnarsi, quando lo ricoprivamo di sangue, quando si trattava di lasciarsi fare violenza in un modo o nell’altro, lo faceva, lo lasciava fare, non si atteggiava mai a prezioso".
Si impegnava a fondo nei ruoli, studiava i suoi personaggi, ed è un metodo che Pattinson conserva ancora, e che ha potuto in alcune occasioni salvare un film, come testimonia Stefano Falivene, il capo-operatore di Bel Amì.
"Robert era l’attore più professionale durante le riprese. A differenza degli altri, rispettava quello che doveva fare. Ci si lagnava dei capricci delle attrici in questo film, ma lui non ha mai causato alcun problema"
Una masturbazione ed un po' di Lacrime: Robert Pattinson sembrava calibrato per il successo, ben educato, un pò primo della classe, sexy, lavoratore, aveva tutto per divenire la baby star della sua generazione. Ma non avrebbe dovuto essere confuso circa la natura del soggetto, che non ha niente a che vedere con la macchina infallibile che tenta di venderci dei prodotti. La verità è che il più grande sex symbol degli adolescenti era un ragazzo un po' giù di corda, un vero angosciato che aveva un rapporto, si dice, problematico, con il proprio corpo. L'equipe di Little Ashes può testimoniare questo. In questo film in costume uscito nel 2008, Pattinson incarna il pittore Salvador Dalì e ha diverse scene gay, tra cui una di una masturbazione che vissuta con molta difficoltà, al punto di rischiare di far fermare la sua carriera.
"Era molto imbarazzato, racconta il regista Paul Morrison, mi ricordo che una volta, si è rifiutato di mostrarsi in scena nudo finchè non gli avessi assicurato al 100% che le sole persone presenti sarebbero state quelle necessarie per girare la scena. Rasentava un pò la paranoia".
L’attrice spagnola Marina Gatell si ricorda di questo momento. "L’amante di Dalì, dopo essere stato rifiutato da lui, doveva avere un rapporto sessuale con Magdalena, il personaggio che interpretavo, mentre Dalì si masturbava guardandoli. Robert non doveva fare altro che guardare e toccarsi, ma non era del tutto a suo agio con la scena, non smetteva più di piangere. In quella camera l'atmosfera era divebuta estremamente triste, difficile da sopportare. Altri aneddoti di questo genere confermano questa immagine di un attore fragile e sensibile incapace di padroneggggiare le sue emozioni sul set del film Water for Elephant, una scena di sesso molto soft condivisa con Resse Whiterspoon si presta all'imbroglio mediatico, il rumor che correva tra la stampa era che l’attore non avesse sopportato la pressione e che fosse finito in lacrime al momento della scena sexy. Comprensiva, Reese Whiterspoon tenta di salvagli la faccia dicendo in una delle interviste per la televisione che aveva semplicemente un forte raffreddore in quel momento, ma qualche tempo dopo Robert Pattinson finisce per contraddire la propria complice e rivela lui stesso la verità: sì, aveva pianto durante la scena, e se ne assumeva la responsabilità completamente. Questa iper sensibilità rivendicata è d'altronde quello che può spiegare in parte l’immesa popolarità dell’attore. Per tutte le twilighters, in maggioranza giovani adolescenti, lui incarna un sex symbol rassicurante, una sorta di ideale romantico allo stesso tempo pericoloso e tenero.
"Non è solamente un ragazzo sexy, il genere del ragazzo della porta accanto, Egli ha anche uno sguardo unico e che muove dentro. La prima volta che l’ho incontrato, ho avuto l’impressione che avesse un aspetto antico, che si potesse credere che avesse già vissuto un secolo, e che fosse un solitario" - testimonia Catherine Hardwicke, la regista del primo Twilight. È lei che è riuscita a convincere l’attore a fare un'audizione per il ruolo del vampiro del suo film, dopo averlo visto in Harry Potter e il Calice di fuoco. Lei ci descrive il giorno delle prove: "Aveva una grande meche bruna e un po' di pancia, credo che bevesse troppa birra a quell'epoca. Era molto nervoso ma molto affascinante. L’avevo invitato a venire da me per incontrare Kristen Stewart, che avevo già scelto per il ruolo femminile, gli ho fatto recitare la scena del loro confronto durante la lezione di biologia all’inizio del film. E in più, poichè eravamo in camera mia, gli ho domandato di sdraiarsi sul letto e abbracciarsi. L'alchimia tra Kristen e Robert è stata immediata. Il prosieguo della storia è noto: cinque films di Twilight sono usciti fino al 2012, generando miliardi di dollari, e Robert Pattinson lascerà definitivamente Londra per portare avanti la sua folgorante carriera ad Hollywood.
Twilight: La Gabbia dorata: Se i manuali della cultura pop raccontano che Robert Pattinson è divenuto una star grazie a Twilight, l’attore cerca tuttora di allontanarsi da quest'immagine e di affrancarsi dal suo ruolo di Edward Cullen. Anche se non l'ha mai pubblicamente dichiarato, ha vissuto sempre in modo più difficile gli anni Twilight, al punto di mostrare certi segni della depressione, ci spiega Elliott Davis, il capo-operatore del primo capitolo. "Era molto impegnato nelle riprese, ma siamo onesti: non era felice. il successo del primo Twilight lo aveva devastato, aveva capito quale piega aveva preso."
Questa piega, Elliott Davis la spiega a noi nelle conseguenze: "Lo studio Summit Entertainment era sull'orlo del fallimento. il nostro film ha avuto un tale successo che hanno voluto prolungare la formula: avevano trovato la loro gallina dalle uova d’oro. In questo contesto, gli attori subiscono una pressione pesante. Senza di loro la serie non sarebbe esistita. Dovevano restare, portare avanti i seguiti, anche quando lo studio non aveva più niente da offrire sotto il tema della qualità artistica. Tutto quello che era importante era il business. Robert aveva trovato il suo compito, certamente. Se ha deciso di continuare era unicamente per i soldi. Non aveva nessun obbligo contrattuale. Ma ha dovuto essere un grosso dolore per lui."
David Cronenberg ce lo conferma e ci riporta la sua conversazione con l’attore su questo soggetto.
"Mi ha confidato che pensava che i primi Twilight dovevano essere dei film d'arte sui vampiri. Non aveva nessuna idea di cosa lo attendeva". Quello che lo attendeva era una franchise un po' kitch per adolescenti, e con tutti i problemi connessi: il fanatismo dei ragazzini del mondo intero, un'immagine ridotta a quella di un sex symbol un pò ridicolo, e la pressione tossica della stampa popolare, ancora più forte dal momento in cui Robert Pattinson ha avuto la malvagia idea di mettersi in coppia con l'eroina di twilight, Kristen Stewart. Con loro due, si sono alimentati con uno dei più grandi teleromanzi /feuilletons mediatici della fine degli anni 2000, mantenendo un mistero sulla natura reale della loro relazione. Una fabbricazione mediatica per vendere Twilight ai ragazzini? Semplice amicizia reinterpretata dai gossip per amore torrido? Tutto il mondo si è interrogato sui segreti della loro storia a mano a mano che i film uscivano nelle sale.
Non Elliti Davis: "Bisognava essere ciechi per non rendersi conto che quei due erano una coppia" dice lui. "Dal momento in cui le riprese sono cominciate, si sono mano a mano avvicinati. Si sono aiutati e si proteggevano dall'enorme pressione posatasi sul film. E infatti la loro relazione è iniziata con Twilight ed è terminata alla fine della serie." Vero, qualche mese dopo l’uscita dell’episodio 5, la stampa popolare faceva già grossi titoli sulla rottura della coppia. Le foto mostrano Kristen Stewart tra le braccia di un altro uomo, il cineasta Rupen Sanders, facendo di Robert Pattinson il fesso più famoso del mondo. In risposta l’attore decide di liquidare la loro casa comune a Los Angeles, e evita di parlare dei suoi dolori con la stampa. La fine dell’era Twilight deve essere stata stressante per Robert Pattinson il quale prende in ipotesi, ancora, di mettere tra parentesi la sua carriera per consacrarsi alla sua prima passione: la musica. Dal primo suo gruppo rock formato durante l’adolescenza nella sua periferia londinese, l’attore non aveva mai veramente abbandonato e aveva continuato a comporre pezzi e dare concerti improvvisati, solitamente con il suo amico Bobby Long, un cantante folk britannico.
È la prima cosa che Cathrine Hardwicke ricorda del suo incontro con Pattinson a cui lei affida la composizione di qualche pezzo della colonna sonora di Twilight "Ero partita per tre mesi per uno chalet in montagna per lavorare a fondo sulla musica. Rob ha cominciato a prendere una chitarra e a registrare dei pezzi guardando il film terminato sul mio pc. Si è lasciato completamente assorbire dalla musica, e sembrava avere perso tutta la sua riservatezza naturale, non mi attendevo che la sua voce fosse così intensa e emozionante" Ma al momento di produrre il suo primo album ("che arriverà" assicura l’amico Brady Corbet) Robert Pattinson viene ripreso dal cinema nel periodo dopo Twilight, inaugurando una seconda dinamica nella sua carriera, oramai piazzata sotto il segno del cinema indie.
Leox Carax, per davvero. Il vero colpo di genio di Robert Pattinson è stato di riuscire a reinventarsi in un film solamente, facendo dimenticare rapidamente l’immagine di icona teen che gli si era incollata alla pelle, quando, a titolo di comprarazione, Ryan Gosling ci ha messo più di dieci anni ad uscire dal Disney Club. Questa opportunità, l’attore l'ha ottenuta grazie ad una sola ed unica persona: Colin Farrell. Fino all'inizio dell’anno 2011, era il favorito di David Cronenberg per il ruolo principale di Cosmopolis, l'adattamento da un romanzo di Don DeLillo. Ma l'attore americano ci pensa troppo, i suoi agenti chiedono troppo, e finisce per impegnarsi nelle riprese di Total Recall, lasciando il campo libero alla seconda scelta: Robert Pattinson. Ci vorrà allora tutta la perseveranza del produttore del film, il franco-portoghese Paulo Branco per convincere l'attore ad accettare il ruolo.
"Era molto esitante all'inizio, penso che avesse paura di quello che rappresentava" si ricorda oggi l’uomo d’affari. "Aveva cominciato a rifiutare l’offerta, ma abbiamo insistito, David e io, e allora ci ha dato il suo consenso: aveva capito che poteva essere un momento di svolta per la sua carriera" Il più complicato era di affrontare con gli agenti e i managers che circondano l’attore anche se Robert Pattinson acconsentì a rivoluzionare radicalmente le sue pretese salariali, lui che aveva preso 12.5 milioni di dollari per ogni episodio di Twilight accettò di prendere un salario di 1.2 milioni di euro, in un budget del film globalmente vicino ai 15 milioni di euro. Per le due parti l’affare Cosmopolis era un affare vincente a prescindere: da lun lato l’attore poteva rifarsi una reputazione legandosi ad uno dei più grandi cineasti in attività, dall’altro David Cronenberg si aassicurava una faccia popolare e quindi una grande visibilità mediatica e la sicurezza di una facilità nei finanziamenti. Restava solo una grande domanda: Robert Pattinson sarebbe stato in grado di portare a termine la sfida di un film con dialoghi ipercomplessi? L’atore dei teen movies romantici avrebbe avuto le spalle larghe per potersi riconvertire in un cinema esigente? La selezione di Cosmopolis nella sezione competizione al Festival del cinema di Cannes nel 2012 lo conferma.
Paulo Branco, lui, non ha mai avuto dubbi sulla questione: "Da quando ho incontrato Robert, ho capito che lui aveva il temperamento, e che non poteva essere ridotto alla sua celebrità" dice. "Ero decisamente affascinato dalla sua cinefilia: è un ragazzo con cui si può avere una conversazione molto ricca sul cinema. Mi ha confidato per esempio che Gli Amanti del Pont Neuf di Leos Carax è stato uno dei suoi film preferiti". Un altro aneddoto, sottolinea ulteriormente Paulo Branco, che lo stupisce ancora: "Per prepararsi al ruolo, Robert Pattinson non ha letto solo Cosmopolis di Don DeLillo: ha letto tutti i suoi libri. E in più, si sono incontrati, si sono parlati a lungo, mi è sembrato si intendessero a meraviglia, nonostante DeLillo sia un pò un selvaggio".
Sul set di The Twilight Saga: New Moon, il regista Chris Weitz si ricorda anche lui di essere stato sorpreso dal comportamento della star tra le riprese. "Non era come gli altri giovani attori che stavano in scena. Preferiva stare per conto suo a leggere un libro e non lo vedevo per delle ore. "
Di altri aneddoti del genere che disegnano il ritratto di un attore iper-curioso, lettore di Houellebecq e fan del cineasta Lubitch, di cui collezionava le opere mentre girava Bel Amì. Si stava dirigendo verso il cinema d’autore, lo ritroveremo presto presso Werner Herzog e James Gray, Robert Pattinson non cerca solamente di migliorare la sua immagine, ma piuttosto di affermare i propri gusti e il suo desiderio per un cinema singolare. Detto questo, prendere il percorso del cinema indie, non è stata una cosa che non ha richiesto un certo periodo di adattamento per l’attore. Dopo gli anni immerso nel pentolone main-stream della serie di Twilight, le parti a prezzo ribassato di un regista Certi pregiudizi verso un cineasta onnipotente sembravano ben lontani dalle sue abitudini al momento di cominciare a collaborare con David Cronenberg. Il regista canadese concede di aver percepito di essere confrontato con un debuttante quando nel loro primo incontro di collaborazione su Cosmopolis. "All’inizio delle riprese mi ha detto: 'Non ho mai visto questo nella mia vita' - gli ho risposto "Mai visto cosa?" ed ha detto questa frase: "Qualcuno come te sul set. Tu prendi tutte le decisioni" E io gli ho detto: "Rob non c’è nessun altro, solo noi, non abbiamo uno Studio alle nostre spalle. La sola preoccupazione del produttore è che noi siamo felici. Tu capisci, facciamo questo film insieme. solo noi. Siamo noi a prendere le decisioni."
"Io credo di non avere mai visto veramente girare un film di questo genere. Fino a questo momento avevo sempre a che fare con dei registi obbligati a telefonare allo Studio ogni volta che volevano prendere una decisione, cambiare un vestito, o un taglio di capelli".
"Con me, non ho il telefono". E da allora con un colpo d’occhio al destino, in Maps to the Stars, l’ultimo film di Cronenberg, lui interpreta giustamente un giovane ragazzo un po' idealista arrivato dal profondo degli Stati uniti e che sbarca ad Hollywood per fare carriera senza aver veramente consapevolezza delle regole del gioco rispetto al quale si mette ai suoi piedi. Quando domando a Cronenberg se è possibile vedere un parallelo possibile tra questo e il suo vecchio ruolo di gloria di Twilight, il cineasta non nasconde:
"Ha una somiglianza, in effetti. Robert non ha mai sperato di diventare una star, voleva essere un attore, ed è stato preso dalla piega della celebrità". La buona notizia è che si è deciso a spezzare le catene.
(Di Roman Blondeau)Traduzione
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