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| The Rover- In attesa che esca nelle sale italiane, il racconto di chi l’ha già visto
The Rover uscirà nelle sale italiane ad ottobre, secondo quanto riportato negli ultimi giorni dalla rivista leader del settore Ciak. Sarà dunque ancora una lunga attesa per le fans italiane di Robert Pattinson e per i fans del regista di Animal Kingdom. Nondimeno, qualche persona fortunata che ha già potuto vedere il film c’è, e le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza e di scrivere una piccola recensione del film, in attesa di poterlo gustare anche noi. Siamo felicissime di ospitarla tra le nostre pagine oggi. Lascio dunque tutto lo spazio necessario al suo racconto. Grazie a Jo di averlo condiviso con noi. Con tutto il cuore.
Jo Tyler Packer scrive:
"Posso considerarmi proprio fortunata. Quando ad aprile ho iniziato a programmare e prenotare la mia vacanza itinerante nel nord della Francia, non potevo immaginare che la scelta di viaggiare in quelle date sarebbe stata la mia salvezza e la mia fortuna. Non ero ancora stata a Cannes, dove ho fatto una piccola indigestione di Rob, non da così vicino come avrei voluto, ma sempre meglio che niente. Respirare la sua stessa aria, vederlo raggiante e radioso promuovere i suoi due film mi ha riempito di orgoglio. In ogni modo ho cercato, ogni giorno, di elemosinare un ingresso per una delle proiezioni giornaliere di The Rover, ma ho scoperto che anche a Cannes c’è un florido mercato sottobanco dei biglietti, che giornalisti e attachés vari disperdono davanti al palais. Niente da fare, la mia faccia evidentemente non catturava.
Pertanto me ne torno a casa abbattuta, ripromettendomi che mai più: basta Cannes. Troppo dispendioso e poco redditizio. Due anni fa ero almeno rientrata con gli occhi pieni della duplice visione, in un cinema cittadino, di Cosmopolis, in Versione Originale e sottotitolato in francese. Quest’anno nemmeno quello, i cinema locali erano stati tutti requisiti e dedicati alle proiezioni del Marché des films (il mercato di vendita del film che si svolge parallelamente al concorso).
Non mi sono persa d’animo e Maps to The Stars l’ho visto a Milano, in primissima visione appena rientrata da Cannes. Sorbendomi il doppiaggio di Crescentini, che proprio non digerisco (sarà anche andato bene per Edward Cullen, ma solo per quello!). Quanto a date italiane per The Rover, invece, si metteva male.
Ma, aspetta un attimo, mi dico, la prima data di uscita europea sarebbe stata proprio in Francia. Dove io sarei stata in tour per Normandia e Bretagna dal 31 maggio al 14 giugno! In Francia usciva il 4 giugno. Prima di partire, cartine alla mano, ho cercato di capire dove sarei stata il 4 giugno ed ho provato a cercare una sala che lo proiettasse. Frustrazione alle stelle, le programmazioni arrivavano solo sempre sino al 3 giugno. Metto comunque sull’avviso mio marito, inutile nascondermi dietro a un pelo, tanto lassù sempre con lui mi sarei dovuta muovere. Il 31 maggio dormiamo, in transito, vicino a Rouen, in un hotel con un cinema sulla piazza antistante! Mannaggia, troppo presto! Passiamo persino da Canteleu (un altro segno, mi dico, è il paese natale di Georges Duroy! (Bel Amì ndr)
Pertanto il 2 giugno, all’arrivo a Honfleur, inizio a cercare un cinema per il 4 giugno. La città più vicina è Le Havre, che ha più di un multisala; sono a cavallo- penso! E dista solo una ventina di km. Illusa, nessuna programmazione del mio film è prevista, tutta la costa normanda pullula di casinò muniti di sale cinematografiche, dove però danno solo film di cassetta, in contemporanea è uscito anche Maleficent. Trovo un solo cinema che lo proietta, a… quasi 110 km di distanza. …"Caro, ti ricordi che ti ho detto che sarebbe uscito il film di Michôd con Pattinson e Pearce?… mi ci porteresti?"…
Siccome il viaggio di 15 giorni era anche per festeggiare i nostri primi 30 anni di matrimonio, secondo voi poteva dirmi di no? Povero, aveva pure un ascesso bestiale a un dente, che gli aveva modificato il profilo in quello di un castoro. Sotto un cielo che buttava ettolitri di acqua, alternati a sprazzi di sole, arriviamo nella zona commerciale intorno alla città promessa. Un vero dedalo. Un’impresa riuscire ad azzeccare l’entrata giusta. Ma alla fine riusciamo a parcheggiare di fronte a quella che sembra la catena gemella degli UCI Cinema in Italia.
Osserviamo increduli i cartelloni di circa una dozzina di film, nessuno è di The Rover. Cavolo! Una prima visione e manco uno straccio di manifesto né locandina? Entro, mi dirigo alle casse e chiedo timidamente: "C'è The Rovér? È uscito proprio oggi, la prima programmazione (come ho letto su internet) è alle 14." Questa mi guarda un attimo interdetta, evidentemente ho accentato troppo poco la 'E'.
Ah, 'sti francesi! E sì che studio la loro lingua da quando avevo 5 anni! Ma storpiare l'inglese alla loro maniera mi riesce difficilissimo. Sì, mi conferma dopo un momento di esitazione, in sala 7. Ottimo! Qualche minuto per procurarmi qualcosa da bere, immaginavo che ne avrei avuto bisogno (!) ed entriamo. Una trentina di persone in sala, uomini e ragazzi per lo più, solo un’altra femme, sulla quarantina.
Mio marito sa più o meno cosa lo aspetta, prima della partenza gli ho fatto vedere Animal Kingdom, tanto per instradarlo alla regia di Michôd. E gli ho mostrato un paio di trailer. Comunque sa fin troppo bene della mia passione per Rob, mi considera una donna posata e con la testa sulle spalle, (che brav’uomo… sapesse!) e ha imparato a fidarsi dei miei giudizi, non mi ha mai accompagnato a vedere la Saga, mentre è venuto a vedere Bel Ami, Remember Me e Cosmopolis. Conviene con me che il ragazzo sta crescendo, e bene, ed è curioso di vederlo in un ruolo che non ti aspetti.
Il che è proprio quello che succede davanti alla proiezione di The Rover. Un film di poche parole, ah già, purtroppo non potevo sperare in una VO, me lo sono sorbita in francese, ma i dialoghi sono così ridotti all'osso che non si nota e non dà fastidio. E comunque la voce del doppiatore (francese) non stona. Un’ ambientazione che definire surreale è poco. Ti sembra di respirare quella stessa polvere, che ti si attacca in gola, inali il caldo soffocante, gli odori e gli umori di gente che non vede acqua da settimane. La musica è perfetta, suoni ripetuti più che armonie… che rispecchiamo lo sbattere di imposte e lamiere nel vento. E i primi dieci minuti se ne vanno… senza Rob. Prima che Rey entri in scena c’è una parentesi, doverosa, dedicata a Eric, che perde tutto ciò che gli è rimasto. Un'inseguimento che mi ha ricordato Duel di Spielberg, adrenalina che scorre nelle vene man mano che i minuti passano. Intuisci che presto il ferito di cui parlano i ladri fuggitivi entrerà in scena, ma non puoi immaginare la portata dell’impatto di Rob. E infine lo vedi, steso a terra nell’immagine più volte diffusa, che non riesce a sembrare brutto nemmeno straccione e coperto di sporco. Tra una scena brutale e l’altra i due protagonisti alla fine si incontrano e la vulnerabilità di Rey, sinora appena intuita, celata dalle ferite, esce allo scoperto. Rey non è scemo, non è mongoloide, come qualche ‘idiota’ ha scritto. È un ragazzone semplice, un po’ tardo ma, come spesso succede, a tratti ha un cervello fino, e lo dimostrerà in più occasioni. Ha solo bisogno di una guida, di qualcuno che gli dica cosa fare. È il fratellino di un delinquente incallito, che ha sempre cercato di emulare il fratello senza capire cosa è bene o cosa è male.
È Rey, consapevole di essere stato scaricato e ferito nell’anima più di quanto non lo sia fisicamente, che cerca appoggio in Eric, che invece da lui vuole una cosa sola, essere condotto dal resto della banda. Che lo tratta brutalmente in un rapporto all’inizio a senso unico. Saranno le dimostrazioni di lealtà di Rey a smuovere il suo cuore di pietra. Sarà proprio Rey a salvargli il c*** un paio di volte con reazioni violente di un'innocenza disarmante.
Immagini di degrado ambientale e morale si susseguono senza sosta. Eppure su tutto troneggia la sensibilità con cui Rob ha saputo colorare il suo ruolo. L’attenta mimica facciale che accompagna la ricerca delle parole. Lo guardi e capisci che questo ‘grande’ uomo, di cui a ragione siamo innamorate perse, è un ‘grande’ attore, un magnifico animale da film, che ha un dono e una sensibilità rari, che è capace di entrare nell’anima dei ruoli che interpreta.
Non penso di essere io ad essere accecata e che voglia vederlo bravo a tutti i costi, è lui che ogni volta compie il prodigio. Che studia i vari modi di lettura dei suoi personaggi a livello maniacale. Non lascia nulla al caso. Rimane affascinato da alcuni script, come ammette spesso nelle interviste, che gli entrano sotto pelle e che poi strisciano sotto la nostra, di pelle, quando lo vediamo calarsi nei suoi protagonisti. Mi capita spesso, quando vedo di questi film, di chiedermi chi altri avrebbe potuto interpretare quel ruolo. Beh, stavolta non sono riuscita a darmi una risposta. Rob sembra nato per interpretare Rey. Cosa ne sarebbe stato di Rey senza Rob?
L'incertezza delle sue espressioni, i suoi farfugliamenti, i suoi occhi limpidi e nudi, pieni dello stupore di un bambino cresciuto nella violenza. È così naturalmente calato nella parte che non risulta mai eccessivo, né fuori dalle righe. È vulnerabile e ferito, più nello spirito che nel corpo. Ha uno sguardo in cui ti perdi… in quei suoi magnifici occhi alla ricerca di una guida, di un po’ di pietà. Persino i suoi denti rovinati dalla carenza di fluoro non stonano… né quegli stracci che indossa. Mai avrei immaginato che mi sarebbero piaciuti i pantaloni calati sul c***. Con Rey li ho accettati. Con lui ho respirato il calore del deserto australiano, con lui ho scansato le mosche (che martirio dev'essere stato!). Mi ha lasciata senza fiato, prosciugata e totalmente felice. Gli sono infinitamente grata per le sue scelte alternative, sono fiera del percorso che si sta costruendo, non imbocca facili autostrade preferendo scegliere piccole strade defilate, ma aperte su magnifici panorami. È difficile raccontare del film senza spoilerare. Com’è altrettanto difficile, per me, parlare di Robert e dei suoi film senza esaltarmi, a costo di sembrare poco obiettiva. Il fatto è che scoppio di orgoglio! E mi piacerebbe che ogni suo film venisse visto da milioni di persone. Ma mi accontento delle numerose critiche e giudizi positivi, soprattutto al maschile che, nel ruolo di Rey, sta riscuotendo.
Concluderò con le parole di mio marito all’uscita dalla sala: "Un bel pugno nello stomaco, un film non per tutti, indubbiamente maschio. Il quadro di quello che diventerà il nostro mondo in un futuro nemmeno tanto lontano. E un'ottima interpretazione da parte di entrambi, Guy e Rob. Il ruolo in cui mi è piaciuto di più. Se Rob sta scegliendo i suoi film per scrollarsi di dosso un facile cliché, ci sta riuscendo alla grande. Ma sconta certamente il poco pubblico che si reca alla visione di questi film".
E infatti io, da fan incallita e sfegatata, continuo a non comprendere come mai queste pellicole siano così mal distribuite e così poco viste. E non mi capacito di come alcune sue cosiddette fan non lo abbiano apprezzato in questo ruolo o che, come mi ha raccontato un’amica che ha visto il film a Los Angeles, hanno persino riso dall’inizio alla fine del suo accento! Ho ascoltato giudizi espressi a Cannes da parte di povere cretine che hanno avuto il culo di entrare ad una proiezione per poi uscirne dicendo che il film era stupido e non gli era piaciuto! Mahhh!, State a casa per favore… lasciate spazio, attorno a Rob, a chi lo apprezza veramente! In ogni caso il fato è stato molto buono con me e l’ultima sera in suolo francese abbiamo pernottato a Bourg en Bresse. A pochi passi dall’hotel c’era L’Amphi, un multisala che, inaspettatamente, aveva ancora in programmazione, per l’ultima volta, The Rover. Mi ci sono fiondata, unica spettatrice in sala nell’unica programmazione giornaliera, alle 20. E ancora una volta nemmeno uno straccio di poster o locandina! Una programmazione privata di Rey tutto per me, sfortunatamente ancora in francese! Indubbiamente un film che merita più di una visione. Per assimilarlo al meglio e per goderne in modo smodato.
Ora il mio obiettivo è di vederlo, quanto prima, in lingua originale. Ho voglia di sprofondare nella sua vera voce che, come ho capito dai trailer, è un ulteriore valore aggiunto. Per quello però non posso che aspettare, trepidante, l’uscita del DVD che vedrò a nastro…
Grazie Robert! Grazie David Michôd! Grazie Guy! Jo Tyler Packer."Traduzione
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