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Articolo di Michele Cristella Presentato nel bar libreria “Don Chisciotte” il libro di poesie di Giuseppe Montrone, “Il ragazzo che regalava fiori”. In questi versi fiori, ceffoni e speranze ad una società svuotata dall’egoismo” “Scrivo per restituire al mondo la bellezza” "La poesie è sempre veritiera perché è la voce dell’inconscio e affida alla visione del futuro i valori eterni di amore e libertà" Mattia, 13 anni, cita Schopenauer. Echi pascoliani e dostoevskiani. Una mattinata fra i grandi. Nel Bar-libreria Don Chisciotte, uno dei più enigmatici personaggi della letteratura di ogni tempo, è stato presentato il libro di poesie di Giuseppe Montrone, “Il ragazzo che regalava fiori”, edizioni Vertigo, 11,50 €. Presentava Marilena Frigiola, poetessa anch’essa di imminente pubblicazione, che al dissacrante diavoletto che si nasconde in ogni giornalista, per la sua capigliatura corvina, il lungo viso abbronzato e i densi colori del suo vestito, era così spagnola che pareva la Dulcinea del “El ingenioso hidalgo”. La maestra Anna Carbotti, attrice professionista, ha letto alcune poesie, traendone tutta l’intensità che hanno. Maria Tucci, fotografa, immortalava l’evento. Copertina della pittrice Marìka Gravina, appena reduce da una “Personale” molto partecipata. “Silloge di esperienze di vita”, ha definito il libro Frigiola, che “distribuisce fiori, speranze e ceffoni, a una società snervata dall’egoismo e che affida la visione del futuro ai valori eterni di amore e libertà. Nella sua introduzione Montrone ha elogiato la sua casa editrice, Vertigo, per essere una delle poche che ha una collana di poesie, oggi che le poesie non le legge più nessuno, anche perché occorre dire, stando a De Mauro, fra le molte pene dell’Italia troneggia l’analfabetismo di ritorno, cioè i più, pur sapendo leggere, non capiscono ciò che hanno letto. E, rispondendo a Marilena Frigiola, ha detto che sì, quelle poesie del 2010 sono di un suo tempo di inquietudine e che, però, ne sono state farmaco, terapia. Dal pubblico, Michele Bongermino ha apprezzato il grande sforzo di pubblicare e pubblicizzare la poesia, arricchimento dell’animo di ciascuno. Una ragazza, Arcangela Tamborrino ha domandato: Quanto ti senti libero nello scrivere? Al massimo, ha risposto Montrone. Un ragazzo di 13 anni, Mattia Clemente: Quali le difficoltà editoriali? Al momento pubblicare è molto difficile. Poi Mattia, per un verso critico con il cristianesimo, ha gettato l’uditorio nello sgomento, pronunciando il nome di Schopenhauer e Nunzio Tria, poeta anch’egli di molte pubblicazioni, ha domandato meravigliato e forse costernato: ma che cosa leggi tu? Materna, la Frigiola, all’agnosticismo di Schopenhauer, ha contrapposto la poetica del Caino e Abele del premio Nobel portoghese, José Saramago. Ma del filosofo di Francoforte resta la celeberrima frase: “se un dio ha creato questo mondo io non vorrei essere quel dio”, e come dargli torto? Si viaggiava in compagnia dei grandi, dunque, con il libro di Montrone, ma ad ogni domanda usciva un altro grande. A Cosimo D’Aprile che gli chiedeva quale fosse la sua speranza di vita e d’arte nello scrivere poesie, Montrone ha risposto: per restituire al mondo la bellezza, quella che secondo Dostoevskij, sola può salvare il mondo, frase rilanciata dal cardinale Carlo Maria Martini e da Giovanni Paolo II. Ancora: quando si scrive, dice Marilena Frigiola, si è nudi, si rientra nel bozzolo, ci si ritrova con l’occhio di bambino, sinceri ed ecco aleggiare l’ombra del materano per un po’ Giovanni Pascolo con il suo “Fanciullino”. Francesco Malizia ha poi chiesto: ma che cosa trasmetti con i tuoi versi? Me stesso, ha risposto Montrone, perché la poesia non mente, nel poeta la libertà è uno stato d’anima, anche se, ha aggiunto Frigiola, molti ruggiti sono schiacciati in un punto, ma non perciò, inudibili. Un’ora e mezza volata in pochi attimi, un bel viaggio, anzi stuzzicante, essendosi svolto in ora preprandiale e una conclusione irriverente e deferente ad un tempo: questi poeti son tutti eguali: ne gratti uno, escono tutti. E come tutti ha detto Montrone: “E’ l’inconscio che parla”, veritiero, perché esiste prima delle “sciagure umane” (Foscolo). (Articolo di Michele Cristella. Giornalista professionista. Ex Direttore del Corriere del Giorno[/color] |